Page 67 - Il vaso di Pandora XXII n.2 2014
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i fenomeni psichici che queste teorie considerano possono 71
riguardare anche la mente dell’analista. D’altronde, perché non
dovrebbe essere così? Nell’estrema trincea della sua eccitazione
mortifera, della distorsione confusiva, della crudeltà, del vuoto e
dell’annientamento, l’analista è chiamato al compito più difficile: uscire
dal vicolo cieco. Sudare nella sua elaborazione interiore, nella sua
privata agonia.
Sempre, ma soprattutto nei momenti difficili, l’analista si rende conto
di quanto pesi l’essere, o il non essere, in buoni rapporti con la propria
frastagliata umanità, le sue luci e le sue ombre, e l’uso che riesce a
farne. Quanto è importante, ad esempio, che non rifugga o si
irrigidisca, ma avvicini ed esplori con libertà quei vissuti e fantasie che
– un po’ protettivamente, un po’ asetticamente – vanno sotto il nome
di controtransfert erotico. Favorisce l’analisi, va in senso opposto al
rischio di violazione del setting, rinforza l’autostima dell’analista.
Gabbard e Lester (1995) sono molto espliciti in proposito: l’utilizzo
produttivo delle fantasie del controtransfert erotico aiuta a lavorare, un
difetto nella capacità di fantasticare è frequente negli analisti che
violano i confini sessuali, nel training il controtranfert erotico dovrebbe
essere spiegato come una parte naturale del processo psicoanalitico.
Un’attesa soddisfatta/una sorpresa inquietante
Agio/dis-agio
Non dire/dire
Il bisogno di verità/la verità della non verità
Verità come primo amore
Quando il paziente ha il senso di sentirsi riconosciuto e capito prova in
genere un senso di sollievo, l’idea che è valsa la pena di venire lì, che
non è costretto a sopportare tutto da solo dopo essere stato solo per
tanto tempo. A volte il sentirsi capito nasce dal senso di appagamento
riguardare anche la mente dell’analista. D’altronde, perché non
dovrebbe essere così? Nell’estrema trincea della sua eccitazione
mortifera, della distorsione confusiva, della crudeltà, del vuoto e
dell’annientamento, l’analista è chiamato al compito più difficile: uscire
dal vicolo cieco. Sudare nella sua elaborazione interiore, nella sua
privata agonia.
Sempre, ma soprattutto nei momenti difficili, l’analista si rende conto
di quanto pesi l’essere, o il non essere, in buoni rapporti con la propria
frastagliata umanità, le sue luci e le sue ombre, e l’uso che riesce a
farne. Quanto è importante, ad esempio, che non rifugga o si
irrigidisca, ma avvicini ed esplori con libertà quei vissuti e fantasie che
– un po’ protettivamente, un po’ asetticamente – vanno sotto il nome
di controtransfert erotico. Favorisce l’analisi, va in senso opposto al
rischio di violazione del setting, rinforza l’autostima dell’analista.
Gabbard e Lester (1995) sono molto espliciti in proposito: l’utilizzo
produttivo delle fantasie del controtransfert erotico aiuta a lavorare, un
difetto nella capacità di fantasticare è frequente negli analisti che
violano i confini sessuali, nel training il controtranfert erotico dovrebbe
essere spiegato come una parte naturale del processo psicoanalitico.
Un’attesa soddisfatta/una sorpresa inquietante
Agio/dis-agio
Non dire/dire
Il bisogno di verità/la verità della non verità
Verità come primo amore
Quando il paziente ha il senso di sentirsi riconosciuto e capito prova in
genere un senso di sollievo, l’idea che è valsa la pena di venire lì, che
non è costretto a sopportare tutto da solo dopo essere stato solo per
tanto tempo. A volte il sentirsi capito nasce dal senso di appagamento