Page 31 - Il vaso di Pandora XXII n.2 2014
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ticolare quando si trova in una situazione di impasse dovuta al 33
nascere nel bambino di un disagio (talvolta addirittura angoscia) che
rende difficoltosa la comunicazione con il terapeuta e i genitori. Alcuni
bambini, per i motivi più vari (difficoltà a entrare in relazione, forte
timore legato all’inizio della consultazione, incapacità dei genitori a
stare e a giocare con loro), non riescono a iniziare un disegno o un
gioco nel corso del primo incontro di consultazione ed entrano in una
situazione di disagio. Altre volte, anche in corso di consultazione,
accade che i bambini, che pure durante i primi incontri erano riusciti a
disegnare, a raccontare storie o a giocare, si disorientino a tal punto da
vivere stati di turbamento, se non di angoscia. L’autrice ha notato che
tali situazioni si possono verificare in relazione a conflitti interni al
bambino o a conflitti e incomprensioni fra il bambino e i genitori,
determinando l’insorgere di un arresto della comunicazione tra
bambino e genitori. In alcuni di questi casi l’uso del gioco dello
scarabocchio rende possibile il ripristinarsi di un ambiente facilitante,
in grado di ristabilire un contatto emotivo con il bambino. In un primo
momento la Chieffi propone al bambino di giocare insieme e gli spiega
le regole, traccia delle righe sul foglio in modo da dividerlo in sei parti,
ognuna destinata a uno scarabocchio, e inizia il gioco tracciando un
segno a occhi chiusi. Quando controtransferalmente avverte il

(eventualmente anche con i fratelli di questo), uno in corso d’opera, uno conclusivo con i genitori
e uno di restituzione al piccolo. Ai genitori viene richiesto di partecipare al gioco del bambino; il
clinico può così rendersi conto di come funziona (o non funziona) la relazione, e potrà discuterne
con loro nel momento ritenuto più adatto. Funzione del terapeuta non è restituire un significato
decodificato, bensì facilitare la relazione, la comunicazione e la comprensione tra i partecipanti; il
bambino può così divenire non solo oggetto dei discorsi dei genitori, ma anche soggetto di questo
comunicare. “Le sedute di Consultazione partecipata sono, pertanto, dal mio punto di vista, una
psicoanalisi precoce nel senso che i genitori sono incoraggiati a prendersi cura del loro bambino
piccolo tenendo conto della sua mente affettiva e della sua personalità. Un tipo di attenzione
verso il figlio che implica l’elaborazione, da parte dei genitori, del loro fraintendimento e
dell’identificazione proiettiva patologica nei confronti del bambino. I genitori, col divenire
‘osservatori partecipi’ della relazione tra sé e il figlio, diverranno capaci di cogliere del loro
bambino quella sensibilità e capacità mentale che permetterà loro di essere, con l’analista, i
protagonisti di un approfondimento psicoanalitico” (Vallino, 2009, p. 44).
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