Page 29 - Il vaso di Pandora XXII n.2 2014
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tamente vi è stata un’evoluzione nel modo di intendere questi 31
fenomeni, che forse ora ci appaiono molto più pervasivi e sfumati nelle
loro caratteristiche direzionali (il gioco incrociato di identificazioni
proiettive descritto dai Baranger [1961-62]) di quanto non fosse
quarant’anni fa. Ma in termini più ampi, nello stesso modo di
processare la realtà non possiamo più prescindere dalla variabile
dell’osservatore: in tutte o quasi le scienze è assodato che l’osservatore
modifichi il dato, secondo i principi dell’epistemologia della
complessità (Morin, 1977, 1985, 1986; Manfredi, 2012). Quindi
possiamo concordare con Winnicott se interpretiamo il suo monito nel
senso che i fenomeni transferali, pur presenti fin dal primo incontro7,
assumono dopo qualche incontro una tale rilevanza che non è possibile
non farsene carico e continuare il lavoro prescindendo da questi. Del
resto le sottolineature di Winnicott sul fatto che questa tecnica non
può essere appresa come un copione, e che quanto emerge con il
paziente è anche espressione della personalità e delle caratteristiche del
clinico, a nostro modo di vedere non lasciano dubbi sul ruolo centrale
svolto dalle variabili relazionali, siano esse connesse ad aspetti
consapevoli o inconsci. Alla luce di ciò, il confinamento, sopra
ricordato, dello squiggle game nel solo contesto psicoanalitico potrebbe
acquistare un nuovo significato: è divenuto più evidente il ruolo del
“giocatore” adulto, con la conseguente necessità di una formazione
specifica sulle dinamiche relazionali.
Un’altra variante che possiamo rilevare nel confronto tra l’utilizzo
odierno del gioco dello scarabocchio e quello fatto da Winnicott è
nell’età dei soggetti. Sebbene Winnicott non ne escluda l’impiego
persino in soggetti adulti, il target elettivo sembrerebbe quello dei
pazienti in età scolare, nei quali normalmente vi è una certa
consuetudine al disegno. Attualmente sono state invece messe a punto
delle varianti dedicate in particolare all’età adolescenziale (Fiatte, 1982;
7 Winnicott (1971a) si era detto sorpreso della «… frequenza con cui i bambini mi sognavano la notte
prima della visita» (p. 13) avendolo posto nel ruolo di oggetto soggettivo, avendolo cioè posto
all’interno dell’area della propria onnipotenza.
fenomeni, che forse ora ci appaiono molto più pervasivi e sfumati nelle
loro caratteristiche direzionali (il gioco incrociato di identificazioni
proiettive descritto dai Baranger [1961-62]) di quanto non fosse
quarant’anni fa. Ma in termini più ampi, nello stesso modo di
processare la realtà non possiamo più prescindere dalla variabile
dell’osservatore: in tutte o quasi le scienze è assodato che l’osservatore
modifichi il dato, secondo i principi dell’epistemologia della
complessità (Morin, 1977, 1985, 1986; Manfredi, 2012). Quindi
possiamo concordare con Winnicott se interpretiamo il suo monito nel
senso che i fenomeni transferali, pur presenti fin dal primo incontro7,
assumono dopo qualche incontro una tale rilevanza che non è possibile
non farsene carico e continuare il lavoro prescindendo da questi. Del
resto le sottolineature di Winnicott sul fatto che questa tecnica non
può essere appresa come un copione, e che quanto emerge con il
paziente è anche espressione della personalità e delle caratteristiche del
clinico, a nostro modo di vedere non lasciano dubbi sul ruolo centrale
svolto dalle variabili relazionali, siano esse connesse ad aspetti
consapevoli o inconsci. Alla luce di ciò, il confinamento, sopra
ricordato, dello squiggle game nel solo contesto psicoanalitico potrebbe
acquistare un nuovo significato: è divenuto più evidente il ruolo del
“giocatore” adulto, con la conseguente necessità di una formazione
specifica sulle dinamiche relazionali.
Un’altra variante che possiamo rilevare nel confronto tra l’utilizzo
odierno del gioco dello scarabocchio e quello fatto da Winnicott è
nell’età dei soggetti. Sebbene Winnicott non ne escluda l’impiego
persino in soggetti adulti, il target elettivo sembrerebbe quello dei
pazienti in età scolare, nei quali normalmente vi è una certa
consuetudine al disegno. Attualmente sono state invece messe a punto
delle varianti dedicate in particolare all’età adolescenziale (Fiatte, 1982;
7 Winnicott (1971a) si era detto sorpreso della «… frequenza con cui i bambini mi sognavano la notte
prima della visita» (p. 13) avendolo posto nel ruolo di oggetto soggettivo, avendolo cioè posto
all’interno dell’area della propria onnipotenza.