Page 24 - Il vaso di Pandora XXII n.2 2014
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quotidianità della nostra vita, che sia un disegno, un modo di stare a
scuola o il nostro rapporto con gli altri, con il cibo, con il sonno.
Quindi certamente fondamentale è la chiarezza rispetto al perché
decidiamo di proporre un’interpretazione ai nostri pazienti, ma resta la
possibilità che non tutte le interpretazioni “sbagliate” siano inutili o
deleterie per il paziente.
Ora e allora: raffronti e considerazioni
Il gioco dello scarabocchio è una tecnica, un mezzo, un gioco, una
creazione davvero transizionale; analogamente a un’opera d’arte
continua a dischiudere nuovi orizzonti, modellandosi sulle sensibilità,
sulle esigenze e sulle ricerche di chi ne fa uso.
Lo squiggle game viene oggi abbastanza diffusamente utilizzato, ma
anche quando esso viene proposto senza alcuna variazione rispetto alla
26 forma originaria, forse non siamo nelle identiche condizioni che
descriveva Winnicott, sia per il contesto in cui viene applicato sia per la
cornice teorica di riferimento del clinico.
Nel testo Colloqui terapeutici con i bambini. Interpretazione di 300 scarabocchi
(1971a) Winnicott scrive che «Se non sbaglio, il tipo di lavoro che sto
descrivendo in questo libro ha importanza nel soddisfare i bisogni e le
esigenze sociali nelle cliniche, cosa che non fa la psicoanalisi» (p. 11); in
effetti i casi narrati trovano quasi tutti soluzione nel corso di pochi
colloqui, a volte anche di un solo incontro. Nella matita di Winnicott,
lo squiggle game sembra rispondere adeguatamente a quelle situazioni
“sacre”, in cui il paziente ha “la speranza di essere capito e forse anche
aiutato” (Winnicott, 1971a, p. 14). Per Winnicott tale sacralità non è
rara, ma comunque la sua mancanza potrebbe essere ascritta più al
terapeuta che al paziente, dal momento «… che quando viene fornita
l’opportunità (a un bambino o a un adulto) di un metodo adatto e
scuola o il nostro rapporto con gli altri, con il cibo, con il sonno.
Quindi certamente fondamentale è la chiarezza rispetto al perché
decidiamo di proporre un’interpretazione ai nostri pazienti, ma resta la
possibilità che non tutte le interpretazioni “sbagliate” siano inutili o
deleterie per il paziente.
Ora e allora: raffronti e considerazioni
Il gioco dello scarabocchio è una tecnica, un mezzo, un gioco, una
creazione davvero transizionale; analogamente a un’opera d’arte
continua a dischiudere nuovi orizzonti, modellandosi sulle sensibilità,
sulle esigenze e sulle ricerche di chi ne fa uso.
Lo squiggle game viene oggi abbastanza diffusamente utilizzato, ma
anche quando esso viene proposto senza alcuna variazione rispetto alla
26 forma originaria, forse non siamo nelle identiche condizioni che
descriveva Winnicott, sia per il contesto in cui viene applicato sia per la
cornice teorica di riferimento del clinico.
Nel testo Colloqui terapeutici con i bambini. Interpretazione di 300 scarabocchi
(1971a) Winnicott scrive che «Se non sbaglio, il tipo di lavoro che sto
descrivendo in questo libro ha importanza nel soddisfare i bisogni e le
esigenze sociali nelle cliniche, cosa che non fa la psicoanalisi» (p. 11); in
effetti i casi narrati trovano quasi tutti soluzione nel corso di pochi
colloqui, a volte anche di un solo incontro. Nella matita di Winnicott,
lo squiggle game sembra rispondere adeguatamente a quelle situazioni
“sacre”, in cui il paziente ha “la speranza di essere capito e forse anche
aiutato” (Winnicott, 1971a, p. 14). Per Winnicott tale sacralità non è
rara, ma comunque la sua mancanza potrebbe essere ascritta più al
terapeuta che al paziente, dal momento «… che quando viene fornita
l’opportunità (a un bambino o a un adulto) di un metodo adatto e