Page 28 - Il vaso di Pandora XXII n.2 2014
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molto coinvolto con questo topo, magari avendo desiderato di
spiegarne i sentimenti, i vissuti di diversità e di morte, ovvero il suo
sentirsi un ‘marziano’, uno di un altro mondo (o forse dell’altro
mondo?), i suoi pensieri e i suoi affetti, i legami che aveva su questa
terra, il senso di poter morire e perdere tali legami (Gamba, 1998)”.
Possiamo incidentalmente osservare come l’esperienza del morire e la
rappresentazione della propria morte trovino un elettivo spazio di
espressione (di esistenza) proprio in un’area transizionale; come se
quest’area me non-me, tra realtà e fantasia, fosse la terra possibile in cui
diventa pensabile e comunicabile ciò che è denegato.
Abbiamo sottolineato la “leggerezza” di questa tecnica che sembra
facilmente creare le condizioni per la costruzione di un’intesa
facilitante l’accesso ai problemi del paziente e alla conflittualità
inconscia, però lo stesso Winnicott è molto chiaro nel ravvisarne i
limiti. Infatti, egli sottolinea come sia importante durante i colloqui
“arrivare al materiale reale del sogno” (1971a, p. 46), sottolineando
come il gioco contrasti con la fantasia che è “improduttiva, confusa ed
30 alquanto manipolata” (ivi). In altre parole, ciò che è fondamentale è il
ruolo del terapeuta o del consulente, che utilizza lo strumento dello
scarabocchio per comprendere la conflittualità centrale del paziente,
ma che non si può affidare semplicemente al gioco. Tale strumento ha
inoltre una “data di scadenza”, giacché Winnicott scoraggia
chiaramente l’utilizzo dello squiggle game per più di tre sedute, dal
momento che comparirebbero a quel punto “problemi del transfert e
della resistenza” (ibid., p. 20), i quali dovrebbero orientare decisamente
il trattamento secondo le linee psicoanalitiche.
Sebbene il gioco dello scarabocchio venga ora forse più utilizzato
avendo già concordato con il paziente un percorso psicoterapeutico (ad
esempio una ripresa in tempi diversi dell’analisi) o trovandosi già
all’interno di un percorso psicoterapeutico, rimane però il fatto che
anche nell’utilizzo di tale tecnica ai fini di una consultazione breve è
attualmente difficile pensare una lettura della relazione a prescindere
dai fenomeni transferali e controtransferali (Stefana & Gamba, 2013a).
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