Page 83 - Il vaso di Pandora XXII n.2 2014
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cittadini interessati.
La decisione di proporre una sede di incontro diversa da quella
dell’Associazione dei Familiari delle Vittime dell’Amianto è stata
mossa dall’intenzione di proporre ai casalesi un luogo fisico, non
soltanto psichico, in cui poter fare un ulteriore passo rispetto al
semplice riunirsi in qualità di membri di un’Associazione nata con il
fine di ottenere il riconoscimento del danno da un punto di vista
legale ed economico. In tal senso, la sede è stata offerta dal Sindaco di
Casale Monferrato come segno dell’interesse per la possibilità di creare
uno spazio di pensiero condiviso per la popolazione tutta.
Ai nostri incontri, però, non c’era né il paese né l’Associazione
dei Familiari delle Vittime dell’Amianto nella numerosità attesa: si
poteva contare una media di 15/20 partecipanti per ogni incontro. Lo
“zoccolo duro” del gruppo era costituito principalmente da persone
che avevano sofferto la perdita di diversi componenti della loro
famiglia. Queste persone ci avevano dato fin da subito l’idea di esser
rimaste molto sole dopo i loro lutti. Se da una parte il processo
88 Eternit e la partecipazione all’Associazione davano un senso alla loro
esistenza, dall’altra avevamo l’impressione che venendo da noi
cercassero qualcosa di diverso dall’avere ragione, dal risarcimento, dalla
lotta contro la terribile ingiustizia che era occorsa loro e ai loro cari.
Un’ingiustizia che spesso aveva sovvertito la cronologia temporale delle
generazioni (molte mamme e nonne avevano visto morire i loro figli e
nipoti). Venivano con l’idea che oltre ai lutti qualcosa che non
sapevano definire inizialmente, qualcosa di ancora più intimo e
personale, fosse stato portato via. Con il tempo capimmo che erano le
emozioni a esser state congelate dal trauma massivo ed estremo che
aveva colpito Casale Monferrato: in particolare, la loro capacità di
emozionarsi e di collegare le proprie esperienze a sentimenti quali la
gioia e il dolore.
Nella letteratura psicoanalitica è ben noto che a seguito dell’esposizione
a una situazione traumatica è possibile che la persona non riesca più ad
accedere a queste risorse interne, che vengono congelate e dissociate
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