Page 79 - Il vaso di Pandora XXII n.2 2014
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placche pleuriche, asbestosi e soprattutto mesotelioma pleurico1.
Nonostante tali patologie siano presenti ormai da più di trent’anni
nell’intera comunità casalese con fattori di rischio esponenziali, la
storia traumatica di Casale Monferrato è stata per decenni negata e mai
affrontata: un non voler vedere né sapere, spesso in nome di logiche e
interessi economici, indice degli aspetti narcisistici e distruttivi presenti
nelle comunità e nelle istituzioni “in sofferenza” (Kaes, Bleger,
Enriquez, Fornari, Fustier, & Roussillon, 1988).
La drammaticità della situazione di Casale Monferrato ha portato i
Servizi Sanitari a cercare di implementare modelli di presa in carico
multidisciplinari che comprendessero anche una puntuale valutazione
delle dinamiche intrapsichiche e relazionali di pazienti e caregivers. A
tale scopo, tra il 2006 e il 2008 l’allora ASL20-21-22 di Casale
Monferrato ha finanziato un progetto di ricerca, coordinato da
Antonella Granieri, intitolato “Indagine conoscitiva degli effetti psicologici
riscontrabili a livello clinico sulla comunità casalese colpita dal mesotelioma”. I
risultati della ricerca hanno reso evidente l’impatto traumatico
84 della diagnosi oncologica: pazienti e familiari mostravano un
impoverimento della vita affettiva, somatizzazioni, ritiro sociale,
difficoltà a prendere decisioni in forma sia individuale sia gruppale,
una maggiore sensazione di scoraggiamento e demoralizzazione,
profondi vissuti di impotenza e vulnerabilità di fronte a minacce reali
o immaginarie, oltre alla sensazione di aver fallito nella propria storia
di vita e di avere risorse insufficienti per affrontare le circostanze della
quotidianità. Tutti sintomi, questi, presenti nei quadri post-traumatici
(Granieri, 2008, 2013; Granieri et al., 2013). Le ripetute richieste di
aiuto sottendevano il profondo bisogno di essere aiutati a elaborare
quanto stava capitando loro per crearne una possibile

1 Il mesotelioma maligno è un tumore raro e fatale che ha un tasso medio di sopravvivenza di
circa 9 mesi e causa l’1% delle morti mondiali per cancro (Ministero della Salute, 2012). Il suo
impatto è devastante non solo sul piano fisico (dolore, disturbi respiratori, spossatezza, disturbi
del sonno, perdita dell’appetito), ma anche su quello psichico (depressione, angoscia, paura,
impotenza, rabbia) e relazionale (ritiro sociale, perdita del senso di appartenenza e della
coesione sociale) (Granieri, 2008, 2013; Granieri et al., 2013).
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