Page 58 - Il vaso di Pandora XXII n.2 2014
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Rilevanza/irrilevanza
Carenza/ridondanza
Supplemento d’anima/sottrazione d’anima
Partecipazione/esclusione
Investimento/alterità
Emozione/commozione
Contatto con l’esistente/apertura progettuale
Nel portare avanti la relazione col paziente, l’analista è messo nella
condizione di affrontare una serie di nodi – o meglio di snodi – che
definiscono la sua presenza e la sua soggettività e sono collegabili con
la calibratura dell’intensità. Coinvolgono temperatura, distanza,
gestione dell’intreccio tra investimento affettivo sul paziente e
sull’analisi, senso dell’alterità e tolleranza della frustrazione. Egli può
sentire l’importanza che ha per il paziente, senza aspettarsela, o darla
per scontata, oppure illudersi che non finirà. Cogliere anche – in altre
situazioni – la sua irrilevanza e la sua esclusione, sentendone il dolore e
62 avvertendo il rischio di risposte ritorsive o seduttive. O, all’opposto,
vivere la soddisfazione lieve di essere irrilevante rispetto a una persona
che sta acquisendo una più consapevole pienezza di sé. L’analista è
messo alla prova in tutta la gamma di vissuti che implicano
separazione, separatezza, avvicinarsi e promuovere avvicinamento e
insieme essere separati e separanti, con quel particolarissimo e
temperato voler bene che fornisce calore motivazionale alla
comprensione analitica. Altri punti ancora hanno a che fare col
discorso sull’intensità. La misura nell’erogazione di sé: quanto gli affetti
che permeano la relazione, e filtrano nell’interpretazione, la rendano
viva e vitale, un oggetto vero espressione di una persona vera, e quanto
la costituiscano come un oggetto eccitante (per ridondanza), o vuoto e
inutile (per carenza). Ridere, piangere: se, come, e quanto spesso
l’analista ride o ha gli occhi pieni di lacrime. In generale, il
commuoversi, mantenendo la possibilità di discriminare la
commozione come libertà e contatto dalla commozione che elude
Carenza/ridondanza
Supplemento d’anima/sottrazione d’anima
Partecipazione/esclusione
Investimento/alterità
Emozione/commozione
Contatto con l’esistente/apertura progettuale
Nel portare avanti la relazione col paziente, l’analista è messo nella
condizione di affrontare una serie di nodi – o meglio di snodi – che
definiscono la sua presenza e la sua soggettività e sono collegabili con
la calibratura dell’intensità. Coinvolgono temperatura, distanza,
gestione dell’intreccio tra investimento affettivo sul paziente e
sull’analisi, senso dell’alterità e tolleranza della frustrazione. Egli può
sentire l’importanza che ha per il paziente, senza aspettarsela, o darla
per scontata, oppure illudersi che non finirà. Cogliere anche – in altre
situazioni – la sua irrilevanza e la sua esclusione, sentendone il dolore e
62 avvertendo il rischio di risposte ritorsive o seduttive. O, all’opposto,
vivere la soddisfazione lieve di essere irrilevante rispetto a una persona
che sta acquisendo una più consapevole pienezza di sé. L’analista è
messo alla prova in tutta la gamma di vissuti che implicano
separazione, separatezza, avvicinarsi e promuovere avvicinamento e
insieme essere separati e separanti, con quel particolarissimo e
temperato voler bene che fornisce calore motivazionale alla
comprensione analitica. Altri punti ancora hanno a che fare col
discorso sull’intensità. La misura nell’erogazione di sé: quanto gli affetti
che permeano la relazione, e filtrano nell’interpretazione, la rendano
viva e vitale, un oggetto vero espressione di una persona vera, e quanto
la costituiscano come un oggetto eccitante (per ridondanza), o vuoto e
inutile (per carenza). Ridere, piangere: se, come, e quanto spesso
l’analista ride o ha gli occhi pieni di lacrime. In generale, il
commuoversi, mantenendo la possibilità di discriminare la
commozione come libertà e contatto dalla commozione che elude