Page 57 - Il vaso di Pandora XXII n.2 2014
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ragione per cui si crea a volte fra loro una profonda complicità” 61
(corsivi miei).
Quanto, come analisti, riusciamo a vivere e ad armonizzare, senza
esserne monopolizzati, proprio – ed è solo un esempio – la meraviglia
del disincanto, l’entusiasmo, la sensibilità al mistero?

… a piedi/in bicicletta/in macchina/in treno/in aereo…

L’analista interagisce col suo paziente e contemporaneamente
percepisce ed elabora quello che accade. Lo scenario di cui è partecipe
e osservatore, in movimento sotto i suoi occhi, può essere guardato
con diverse accelerazioni, prospettive, ampiezze. Uno dei modi è come
quando si va a piedi, attenti al procedere lento delle cose, passo dopo
passo, rilassati o affannati, in contatto con la grana del terreno su cui si
poggia colta e vissuta in dettaglio; a volte tutto è apparentemente
fermo, bloccato in un panorama che sembra non cambiare, nonostante
l’impegno del camminare. In bicicletta lo sguardo si allarga e le colline
intorno sono meno incombenti e in certo modo più amichevoli, si
perde il diretto rapporto con la terra, ma non la vicinanza col mondo
circostante, nella sua variegata e viva multiformità, nella sua corporeità
anche olfattiva. La macchina consente la sicurezza e la visione veloce,
larga e finalizzata del guidatore competente, munito di patente di guida,
ma sempre a rischio della chiusura nel piccolo mondo della finta
sicurezza: a rischio di urto contro quello che veramente importa. Una
rapida carrellata, come dal finestrino del treno, può avere una sua
utilità, qualche volta. Con l’aereo lo stacco è netto. Riservarsi un
momento, anche nell’analisi, i cui monti, valli, strade del camminare
insieme vengono colte in questa particolare visione suscita un vissuto a
volte intenso, derivante – credo – dalla possibilità di sperimentare una
sintesi nuova tra allontanamento e avvicinamento, tra sguardo
prospettico ed emozione partecipe.
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