Page 55 - Il vaso di Pandora XXII n.2 2014
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passato dell’analista/il passato del paziente 59
Il futuro dell’analista/il futuro del paziente
Il loro presente
Tempo della vita/tempi della vita: bambino, adolescente, adulto,
anziano

Nel lungo periodo in cui stanno insieme, paziente e analista vanno
avanti nel vivere il tempo della loro vita. Il paziente parla di sé e
l’analista no, ma nell’animo loro, e nel loro interagire, entrambi sono
cimentati con le fasi della loro esistenza. Fasi reali, effettive, e
soprattutto fasi mentali che l’intimità analitica sollecita e fa emergere: il
bambino, l’adolescente, l’adulto che sono stati e che tuttora sono. Due
archi di vita che si avvicinano e si intersecano. Traiettorie che sono
comunque impregnate di realizzazioni, delusioni, gioie, speranze,
capitolazioni, progetti, prospettive, rassegnazioni, ribellioni che
sottilmente sedimentano sul proprio modo di vedere le cose e di
rapportarsi. E che intervengono anche sul modo di vivere “il senso del
tempo della propria vita”. Questo non è senza conseguenze su come
l’analista è, e su come sente il “tempo” del paziente e gli aspetti
relazionali e progettuali che ne sono permeati.
Non è trascurabile quale sia il periodo della vita dell’analista, gli stati
mentali che specificamente lo connotano e come si accompagnino e si
intreccino con altre caratteristiche: aspetti di un passato che è ancora in
parte il suo presente o embrionali anticipazioni del futuro che verrà, e
del suo modo di fantasticarlo. Non è certo irrilevante che l’analista
abbia trent’anni, o cinquanta, oppure settanta. Ma ha soprattutto
importanza quanto riesca a tenere insieme dentro di sé stati mentali che
caratterizzano certe età, senza esserne esclusivi. Quanto sia un po’
bambino, un po’ adolescente, un po’ adulto e un po’ anziano come
sfondo e nutrimento emotivo a quello che è, nella fase in cui è.
Forse gli aspetti adolescenti, con i loro smarrimenti, stupori, sfide non
sono sempre così spontaneamente riconosciuti nelle loro pieghe più
delicate. Nota Pellizzari (2010), “C’è una condizione nascente della
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