Page 21 - IL VASO DI PANDORA XXIV n. 1 2016
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di poterli superare, senza averli neppure attentamente considerati” (Studio APS, 2012). Una cosa è certa: oggi non è possibile affrontare il tema delle organizzazioni malsane − e quindi della tossicità del lavoro − senza considerare l‟ansia e il malessere di chi il lavoro non ce l‟ha oppure l‟ha perso o ha seri timori e ampie probabilità di perderlo. Ma per evitare di restare sommersi da un argomento di vastità impressionante e dai contorni sempre più drammatici come lo scenario che Rifkin ha denominato “la fine del lavoro” (Rifkin, 1995), ci limiteremo a considerare una prospettiva più circoscritta: la tossicità generata dal lavoro e dall‟organizzazione e le conseguenti ripercussioni in termini di ansia, sofferenza, malessere relazionale e patologie somatopsichiche. Criticità e tossicità organizzative 23 Nei loro studi accurati sul burnout Maslach e Leiter (1997), mettono l‟accento su una serie di fattori “tossici” che ritengono di dover ascrivere non tanto alla vulnerabilità delle persone quanto piuttosto al funzionamento malsano dell‟organizzazione: in particolare, essi sottolineano il ruolo: - del sovraccarico lavorativo per quantità e qualità; - delle sperequazioni, dei favoritismi e delle aristocrazie professionali; - della confusione nel sistema di premi, riconoscimenti e sanzioni; - dell‟esclusione dei dipendenti dalle decisioni e dall‟aver voce in capitolo sul loro lavoro; - del conflitto di valori; - dello scarso senso di appartenenza e solidarietà.
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