Page 18 - Il vaso di Pandora XXII n.2 2014
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un gioco spontaneo qual è2. Il rischio è quello che si perda il reale
valore del gioco, che sta nel modo di procedere, in quanto «il
consulente contribuisce con la propria spontaneità quasi quanto il
bambino. Naturalmente, gli apporti del consulente vanno lasciati
cadere, perché è il bambino e non il consulente a comunicare un
disagio» (Winnicott, 1968, p. 325).
Nel gioco dello scarabocchio, come pure nella psicoterapia, il clinico
non deve essere particolarmente acuto o brillante nelle interpretazioni,
non deve porsi nemmeno il problema di essere o meno bravo a
disegnare. Quello che deve fare è «… offrire una relazione umana
naturale e libera all’interno di un setting professionale3 in cui il paziente,
gradualmente, sorprenderà se stesso con la produzione di idee e di
sentimenti che precedentemente non erano integrati nella personalità
globale. Forse, il lavoro principale fatto qui è proprio l’integrazione,
resa possibile dal sostegno offerto da una relazione umana ma
professionale, una forma di holding» (Winnicott, 1968, pp. 323-324).
Qui l’holding è costituito sia dal gioco che dal setting, ossia da una
20 determinata modalità di relazione, chiara al terapeuta anche nei suoi
presupposti teorici, e da una definita cornice spazio-temporale, in cui
possono avvenire delle interpretazioni, da proporre solo quando il
terapeuta sarà pronto a darle e il paziente pronto a riceverle. La
condizione di holding è indispensabile, perché per Winnicott è solo
quando il paziente, bambino o adulto che sia, si sente contenuto
(metaforicamente ed emozionalmente) che possono nascere e
svilupparsi in lui il gesto spontaneo, la capacità di integrare l’esperienza
e la possibilità di tollerare il momento dell’io sono.

2 Ciò è importante perché: «È nel giocare e soltanto mentre gioca che l’individuo, bambino o
adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità, ed è solo nell’essere
creativo che l’individuo scopre il sé» (Winnicott, 1971b, p. 94).
3 L’affidabilità spazio-temporale propria del setting potrà rendere possibile lo sviluppo di un senso
di continuità sia del Sé del paziente che del rapporto con il terapeuta, dello spazio potenziale
essenziale alla capacità di giocare, non sufficientemente sviluppato nella relazione primaria.
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