Page 14 - Il vaso di Pandora XXII n.2 2014
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preoccupazione estetica o morale, (…) il surrealismo si fonda sull’idea
di un grado di realtà superiore connesso a certe forme d’associazione
finora trascurate, sull’onnipotenza del sogno, sul gioco disinteressato
del pensiero. Tende a liquidare definitivamente tutti gli altri
meccanismi psichici e a sostituirsi ad essi nella risoluzione dei principali
problemi della vita» (Breton, 1924, pp. 267-268).

Sul piano estetico i mezzi per la liberazione sono la scrittura
automatica, le improvvisazioni scritte a più mani e le comunicazioni
medianiche; mentre da un punto di vista pittorico i mezzi sono
l’automatismo, il montaggio e il frottage.
Qualche anno più tardi, nel 1938, Marion Milner, che conosceva il
movimento surrealista (infatti sappiamo che nella fine degli anni 1930
visitò la mostra pittorica di due surrealisti britannici che ampio uso
facevano del disegno automatico: Reuben Mednikoff e Grace
Pailthorpe, che era anche psicoanalista), rimase sconcertata nello
scoprire, quasi per caso, che talvolta è possibile eseguire schizzi o
16 disegni lasciando liberi occhio e mano di fare esattamente ciò che
vogliono, senza cioè l’intenzione cosciente di raggiungere un risultato
prestabilito, di disegnare “qualcosa”. Milner iniziò a guardare i disegni
similmente a come Freud si era avvicinato ai sogni (che, tra l’altro,
sono composti da immagini), e si accorse che con il metodo da lei
definito “libero” potevano affiorare, raffigurati dai tratti lasciati dalla
matita sul foglio, umori e idee che a livello della coscienza sembravano
totalmente assenti: i disegni liberi erano dunque intrisi della struttura
degli affetti e dei pensieri (consci e inconsci) di colui che li produceva.
Ciò era in accordo con quello che Herbert Silberer (1909) descrisse
come “fenomeno funzionale”, ovvero quel fenomeno per cui nelle
immagini oniriche viene rappresentato lo stato effettivo del sognatore,
non il contenuto del pensiero. Dalle numerose esperienze creative fatte
in quegli anni, dall’analisi del contenuto dei disegni e dall’autoanalisi dei
propri processi mentali che accompagnavano tali esperienze creative
nacque il libro Non poter dipingere (Milner, 1950; Stefana, 2013). Il
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