Page 13 - IL VASO DI PANDORA XXIV n. 1 2016
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psicoanalisi e della teoria sistemica, come quello di “protomentale” e quello di confine del sistema (Morgan-Jones, 2010). Da questo punto di vista la dimensione fisica, quella psichica e quella sociale diventano in pratica indistinguibili, e in questo continuum psico-socio-somatico le vicende della salute individuale giungono a (con)fondersi con quelle della salute organizzativa: ad esempio quando le richieste dell‟organizzazione si fanno pressanti la gestione dei tempi e ritmi di lavoro e l‟equilibrio tra lavoro e vita privata possono sbilanciarsi ed interferire con l‟orologio biologico e con i processi neurofisiologici di adattamento allo stress, esponendo il corpo fisico del lavoratore e la sua “pelle psichica” (il confine della vita personale, la stessa identità) ad un attacco traumatico da parte della cultura organizzativa. A quel punto è quasi scontato che sarà l‟organizzazione medesima, trasformatasi da “casa madre” e contenitore protettivo in un corpo nemico e in agente patogeno, a diventare a sua volta bersaglio di contromisure difensive, automatiche ed inconsce, di natura quasi 15 “anticorpale”, andando incontro a problemi e criticità che potremmo considerare alla stregua dei sintomi di una reazione allergica. In definitiva, non sarebbe immaginabile applicare i paradigmi della Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia (PNEI) con relativamente poche varianti anche alla fisiopatologia del “corpo” dell‟organizzazione? Il concetto di “salute organizzativa” Non è da molto tempo che le organizzazioni di lavoro e le istituzioni sociali vengono studiate dal punto di vista del loro stato di “salute”. Le discipline del business da sempre si sono preoccupate del funzionamento di un‟organizzazione in termini di efficienza, efficacia
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