Page 45 - Il vaso di Pandora XXII n.2 2014
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cardo Brunacci 49
Avvicinare l’anima
Nello stare col paziente l’analista usa principalmente se stesso. Ma
cosa, e quanto, di se stesso, usa? La grande scommessa della sua
formazione, in realtà interminabile, è che questa potenzialità si ampli e
si arricchisca, che sentieri ostruiti, camminamenti interrotti diventino
percorribili, spazi si allarghino e ospitino nuove possibilità di risonanza,
di sonorità emotiva, di condivisione, di elaborazione, di
comunicazione. E il percorso interno tra il sentire e il dire cooperi a
porre le basi di un’esperienza viva e vera: intensamente e pianamente.
È la sfida di ogni giorno di lavoro, di ogni seduta.
In queste note vorrei cercare di mostrare che conseguenze può avere,
per il lavoro dell’analista, un maggior agio nei suoi itinerari interiori e
considerare le possibili aree in cui questo può avvenire. Avvicinare
l’anima, dunque. Nel duplice senso che questa espressione evoca:
avvicinarsi a se stessi e avvicinare il paziente. Riuscire ad avvicinare il
paziente essendosi avvicinati a sé stessi.
L’analista allora da un lato si esprime di più, attivando componenti
della propria personalità-sensibilità destinati altrimenti a rimanere ai
margini, ipotrofici e afoni. Dall’altro può ridurre quegli aspetti ‘‘vietato
l’ingresso’’ di sé che impacciano o distorcono la comunicazione nella
coppia analitica.
Nelle pagine che seguono indico una serie di alternanze, presenti nel
lavoro analitico, all’apparenza dicotomiche (ad es. intimità/verità,
dialogo/struttura, soggettività/oggettività, ecc.), che cimentano
Psicoanalista e Psichiatra, Membro Ordinario con funzioni di training della Società Psicoanalitica
Italiana.
Avvicinare l’anima
Nello stare col paziente l’analista usa principalmente se stesso. Ma
cosa, e quanto, di se stesso, usa? La grande scommessa della sua
formazione, in realtà interminabile, è che questa potenzialità si ampli e
si arricchisca, che sentieri ostruiti, camminamenti interrotti diventino
percorribili, spazi si allarghino e ospitino nuove possibilità di risonanza,
di sonorità emotiva, di condivisione, di elaborazione, di
comunicazione. E il percorso interno tra il sentire e il dire cooperi a
porre le basi di un’esperienza viva e vera: intensamente e pianamente.
È la sfida di ogni giorno di lavoro, di ogni seduta.
In queste note vorrei cercare di mostrare che conseguenze può avere,
per il lavoro dell’analista, un maggior agio nei suoi itinerari interiori e
considerare le possibili aree in cui questo può avvenire. Avvicinare
l’anima, dunque. Nel duplice senso che questa espressione evoca:
avvicinarsi a se stessi e avvicinare il paziente. Riuscire ad avvicinare il
paziente essendosi avvicinati a sé stessi.
L’analista allora da un lato si esprime di più, attivando componenti
della propria personalità-sensibilità destinati altrimenti a rimanere ai
margini, ipotrofici e afoni. Dall’altro può ridurre quegli aspetti ‘‘vietato
l’ingresso’’ di sé che impacciano o distorcono la comunicazione nella
coppia analitica.
Nelle pagine che seguono indico una serie di alternanze, presenti nel
lavoro analitico, all’apparenza dicotomiche (ad es. intimità/verità,
dialogo/struttura, soggettività/oggettività, ecc.), che cimentano
Psicoanalista e Psichiatra, Membro Ordinario con funzioni di training della Società Psicoanalitica
Italiana.