Page 8 - Il vaso di Pandora XXII n.2 2014
P. 8
ha e che è” rendendo via via percorribili i propri “sentieri ostruiti”, assieme a 9
quelli del suo Paziente.
È necessario riuscire, quindi, ad avvicinare essendosi avvicinati a sé stessi.
L’articolo indica, in modo originale, impressionistico e intensamente comunicativo,
una serie di alternanze che delineano degli ambiti, dei range di oscillazione, dei
percorsi sui quali l’analista può muoversi e ampliare la propria disposizione
emotiva. In apertura l’Autore ci avverte che la giustapposizione tra intimità e verità
costituisce, “la pietra angolare del lavoro analitico e tutto il resto ne deriva” e ci fa
comprendere che “Avvicinare l’anima” non può prescindere dall’amore per la verità.
Proprio il desiderio e l’amore per la verità e l’autenticità, il dipenderne, la sua
implacabilità, i suoi rapporti con la libertà, la creatività, la bugia sospinge nel
viaggio verso quella “Itaca che non c’è, non c’è mai stata... perché è ovunque, tutti i
giorni, perché è il viaggio medesimo”. La verità, nominata o meno che sia, percorre
la riflessione di Brunacci e ne orienta la rotta con un anelito che “suscita sorpresa
incanto, scoperta e appagamento come qualcosa che rimanda al primo amore”. Una
via per la verità è la semplicità. Una “semplicità risonante” che recepisce ed esprime
il respiro profondo della complessità e il senso dello stare assieme, vicini e separati,
con un “particolarissimo e temperato volersi bene”.
La scrittura di Brunacci è illuminante, intima e ha un caldo rigore poetico che al
termine della lettura lascia il desiderio di proseguire ancora.
Mi piace, infine, pensare che l’Autore abbia voluto far comprendere, fra l’altro,
come il lavoro dell’analista, così come di tanti terapeuti di diversa formazione e più
in generale operatori della salute mentale, non possa prescindere dalle loro qualità e
limiti, dal continuo interrogarsi e affinarsi. Ma, soprattutto, dall’inesausto,
appagante desiderio di conoscere e migliorare come persone che fanno anche della
propria “implicita esistenzialità” uno strumento di cura.
Altri modi di comunicare e decifrare l’indicibile nei gruppi di psicoanalisi
multifamiliare ideati, condotti e descritti da Antonella Granieri e Francesca Viola
Borgogno. Le Autrici riconducono a una pagina tragica e criminale della nostra
storia industriale: l’inquinamento da amianto causato, per oltre mezzo secolo, dalla
produzione di eternit a Casale Monferrato, nella provincia di Alessandria. Anche
la lettura di questo lavoro riserva intense emozioni. Se tutto non fosse così
terribilmente vero potremmo pensare di leggere un racconto dell’orrore. Respiriamo
quelli del suo Paziente.
È necessario riuscire, quindi, ad avvicinare essendosi avvicinati a sé stessi.
L’articolo indica, in modo originale, impressionistico e intensamente comunicativo,
una serie di alternanze che delineano degli ambiti, dei range di oscillazione, dei
percorsi sui quali l’analista può muoversi e ampliare la propria disposizione
emotiva. In apertura l’Autore ci avverte che la giustapposizione tra intimità e verità
costituisce, “la pietra angolare del lavoro analitico e tutto il resto ne deriva” e ci fa
comprendere che “Avvicinare l’anima” non può prescindere dall’amore per la verità.
Proprio il desiderio e l’amore per la verità e l’autenticità, il dipenderne, la sua
implacabilità, i suoi rapporti con la libertà, la creatività, la bugia sospinge nel
viaggio verso quella “Itaca che non c’è, non c’è mai stata... perché è ovunque, tutti i
giorni, perché è il viaggio medesimo”. La verità, nominata o meno che sia, percorre
la riflessione di Brunacci e ne orienta la rotta con un anelito che “suscita sorpresa
incanto, scoperta e appagamento come qualcosa che rimanda al primo amore”. Una
via per la verità è la semplicità. Una “semplicità risonante” che recepisce ed esprime
il respiro profondo della complessità e il senso dello stare assieme, vicini e separati,
con un “particolarissimo e temperato volersi bene”.
La scrittura di Brunacci è illuminante, intima e ha un caldo rigore poetico che al
termine della lettura lascia il desiderio di proseguire ancora.
Mi piace, infine, pensare che l’Autore abbia voluto far comprendere, fra l’altro,
come il lavoro dell’analista, così come di tanti terapeuti di diversa formazione e più
in generale operatori della salute mentale, non possa prescindere dalle loro qualità e
limiti, dal continuo interrogarsi e affinarsi. Ma, soprattutto, dall’inesausto,
appagante desiderio di conoscere e migliorare come persone che fanno anche della
propria “implicita esistenzialità” uno strumento di cura.
Altri modi di comunicare e decifrare l’indicibile nei gruppi di psicoanalisi
multifamiliare ideati, condotti e descritti da Antonella Granieri e Francesca Viola
Borgogno. Le Autrici riconducono a una pagina tragica e criminale della nostra
storia industriale: l’inquinamento da amianto causato, per oltre mezzo secolo, dalla
produzione di eternit a Casale Monferrato, nella provincia di Alessandria. Anche
la lettura di questo lavoro riserva intense emozioni. Se tutto non fosse così
terribilmente vero potremmo pensare di leggere un racconto dell’orrore. Respiriamo