Page 12 - Il Vaso di Pandora XXI n.2 2013
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Watzlawick (1983), dove l’autore in modo paradossale “consiglia”
come costruirsi la propria infelicità, con competenza e,
finalmente, consapevolezza.
In questi casi gli antidepressivi, sempre necessari, soprattutto nelle
“ricorrenze” del disturbo, vanno – secondo Gabbard – sempre
accompagnati da una psicoterapia per le caratteristiche croniche della
personalità.
Roland Kuhn (1989) il grande psichiatra svizzero, ricorda che i farmaci
psicotropi, in questo caso gli antidepressivi, ragionevolmente
somministrati, hanno un’influenza evidente sui fenomeni della
disposizione affettiva che è allora più facile esplorare e osservare con
gli strumenti della psichiatria umanistica.

Ritengo necessario presupposto per avvicinarci alla comprensione delle
“fratture temporali” che caratterizzano la depressione cronica e/o
ricorrente, conoscere – almeno un po’ – il pensiero di Ludwig
Binswanger sul vissuto del tempo nella depressione maggiore cronica 15
e/o ricorrente.
Binswanger (1960) in Melanconia e mania – testo che l’illustre
fenomenologo scrisse a settantanove anni nel 1960 – scrive: “l’indagine
fenomenologia ed antropoanalitica in psichiatria non si conclude con la descrizione
dei mondi dei malati… è necessario anche esaminare la peculiarità di questi mondi,
di come si sono costituiti per chiarirne le forme costitutive”.
Invita quindi ad esaminarne il loro costituirsi per:
- studiare i momenti strutturali costitutivi;
- cogliere le differenze costitutive.
Per Binswanger la struttura intenzionale della coscienza è intesa come
unità significante orientata, più che dalle pulsioni, dalla storia degli
individui che proiettano in modo anticipatorio nel presente e futuro il
loro passato. L’intenzionalità è quindi:
- da un lato momento strutturante e “protentivo” dell’esistenza;
- dall’altro è storia, sintesi di esperienze passate via via
sedimentatesi nell’arco della vita.









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